Attacchi di panico e ansia: la mia esperienza

Avevo questo post in bozze dall’estate scorsa. Mi era stato chiesto di parlare degli attacchi di panico da alcune ragazze che mi seguono su Instagram, quando chiesi loro quale argomento volessero che trattassi sul blog.

L’ho iniziato. Cancellato. Riaperto e lasciato chiuso per un sacco di tempo. Non perchè non avessi nulla da dire al riguardo, anzi. In realtà ho talmente tanto da raccontare che non sapevo da dove iniziare. Quindi ora mi sono decisa e vi racconto tutto dall’inizio.

N.B. : quello che sto scrivendo è totalmente frutto della mia esperienza, non sono un medico e non voglio, nè posso fare prescrizioni di alcun genere . Solo raccontare il mio vissuto.

I SINTOMI

L’attacco di panico arriva come un fulmine a ciel sereno, quando uno meno se lo aspetta. Ecco perchè le persone sono tanto spaventate quando succede.

I sintomi più comuni dell’attacco di panico sono palpitazioni, tachicardia, sudorazione, vampate di calore, tremori, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea, senso di svenimento, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire.

Pensieri come: “Avrò un infarto”, “Ora svengo” o “Morirò” sembrano così reali nel momento dell’attacco di panico da far sì che alcune persone arrivino a chiamare l’ambulanza o vadano al pronto soccorso. Come è capitato a me. Credo di essere andata all’ospedale per gli attacchi di panico almeno tre volte.

LA MIA ESPERIENZA

Per quello che mi riguarda i primi attacchi di panico sono comparsi intorno ai 18 anni: prima qualche sporadico episodio, poi si sono protratti per un lungo periodo di circa un anno in cui si manifestavano tutti i giorni, più volte al giorno.

Ero ipocondriaca, per un semplice mal di testa avevo la convinzione che di lì a poco avrei avuto un ictus, o che avevo un tumore al cervello ormai a stadio avanzato. Il mal di pancia? Un cancro all’intestino, di sicuro. E la cosa che proprio mi mandava in tilt era la tachicardia che arriva: misuravo i battiti cardiaci con l’orologio in continuazione, perchè poco dopo, ne ero certa, avrei avuto un infarto.

Chi non ha mai avuto un attacco di panico non può capire; può far addirittura ridere un atteggiamento del genere, ma la verità è che si sta malissimo. Niente e nessuno in quei momenti può farci cambiare idea. Mi demoralizzavo se qualcuno banalizzava il mio stato emotivo in quei momenti. Certo, le persone che mi vogliono bene lo facevano per aiutarmi… ma io non sentivo, non gli credevo. Il mio malessere era reale, il mio dolore fisico era presente, la mia tachicardia sopratutto.

L’ANSIA

L’attacco di panico va a braccetto con l’ANSIA. Ora ci scherzo, dicendo che Ansia è il mio secondo nome. Ma in reatà c’è poco da scherzare. L’ansia è la risposta naturale del corpo allo stress e credo sia una forma più cosciente dell’attacco di panico.

Un motivo per cui attacchi di panico e ansia si manifestano c’è sempre. Nel mio caso esperienze difficili, periodi psicologimente destabilizzanti. Potrei partire da quando ero piccola: la separazione dei miei genitori quando avevo 9 anni, un’adolescenza traumatica (ma non entro nel dettaglio), lutti in famiglia causati dal cancro. Succede che implodi. Che piangi ma non è sufficiente. E implodi ancora, per mesi, anni. Ad un certo punto il corpo chiede il conto. E lo fa così, nel momento in cui stai bene, che credi che tutto sia passato e superato. Magari mentre stai facendo una doccia, in totale relax. Lo ricordo come fosse ieri. Palpitazioni e tremori forti alle mani. E via all’ospedale. Il mio medico mi aveva consigliato un potente ansiolitico: lo presi giusto qualche volta, poi lessi gli effetti collaterali e da brava ipocondriaca quale ero lo buttai nel cestino. Poi seguirono altri attacchi, e poi altri, e altri ancora. Finchè appunto arrivai a vivere ogni giorno in uno stato d’ansia perenne perchè sapevo che l’attacco di panico sarebbe arrivato, come tutti i giorni a farmi compagnia.

L’IMPORTANZA DI CHIEDERE AIUTO

Fu allora che mi recai presso la mia farmacia di fiducia, e parlai con Donatella, una naturopata che studia e prescrive i fiori di Bach. Mi invitò a raccontarle come mi sentivo, quali erano le mie paure, a cosa pensavo in quei momenti. Per la prima volta riuscii a parlare senza filtri, senza vergognarmi di me stessa, di quello che provavo. Senza sentirmi inadeguata. Avevo bisogno di aiuto e credo di avere avuto anche la fortuna di aver incontrato la persona giusta con cui parlarne. E lei mi capì.

LA FORZA DELLA NATURA

Mi spiegò che i fiori di Bach non curano l’ansia o gli attacchi di panico, ma sono volti a sbloccare la forza reattiva di un individuo e a mobilitare le forze interiori per innescare un cambiamento positivo. Non starò qui a spiegarvi cosa sono, quanti sono e come “lavorano”: scrissi un post sui fiori di Bach anni fa (clicca qui per leggerlo —> https://lapolly.com/i-fiori-di-bach/ ).

Donatella, in base al mio stato emotivo di allora e alle risposte che le avevo fornito, individuò i fiori adatti a me. Anche in questo caso non mi dilungo sulla tipologia di fiori che abbiamo scelto.

Prendevo i miei fiori (sotto forma di gocce), secondo le dosi consigliate. Non vi so dire quanto abbiano influito sullo mio stato fisico ed emotivo, ma posso dire che con il passare delle settimane mi sentivo meglio. I pensieri negativi iniziavano a lasciare spazio a quelli positivi, le tachicardie andavano scemando, così come gli attacchi di panico e la mia ipocondria.

Dopo circa 8 mesi, finito il mio (se non ricordo male, terzo) flacone, mi recai in farmacia per prenderne un altro, e Donatella mi disse, con il sorriso sulle labbra: “No, non ne hai più bisogno”. Lì per lì mi sono sentita persa: come avrei fatto senza i miei fiori? Mi disse: “Non devono diventare una dipendenza. Ora ti dò un mini-flaconcino da 10 ml da usare in caso di emergenza (chiamato appunto Rescue Remedy), una miscela già preparata”. La sensazione che ho provato quando sono uscita dalla farmacia era bella: mi sentivo forte, in un certo senso “guarita”. Credo di non aver mai usato il flaconcino di pronto soccorso. Stavo bene. In quel periodo smisi anche di fumare.

COME MI SENTO OGGI

Ho vissuto ancora eventi traumatici, ma li ho saputi gestire con consapevolezza: non si sono più presentati attacchi di panico. Nemmeno dopo aver affrontato un cancro. Anzi, mai mi sono sentita forte come allora. Sto affrontando ancora il mio percorso di controlli, in attesa di (si spera buone) nuove. Non è stato merito dei fiori, se sto meglio. Però mi hanno aiutata. Credo che affrontare certe situazioni nella vita renda più forti.

Non abbiate timore di chiedere aiuto, non vergognatevi se vi sentite deboli o sopraffatti da ansie o paure: tutto si risolve. Ma dovete essere i primi voi a volerlo. Cercare di trovare il vostro punto di forza, circondatevi di persone positive e fate ciò che vi fa stare bene: ne uscirete vincenti.

3 replies to “Attacchi di panico e ansia: la mia esperienza”

  1. Innanzitutto ti ringrazio per il tuo post perché finalmente qualcuno ne parla sui social e non ti sei vergognata ti chiedere aiuto.. io soffro un po’ di ansia, cioè a volte quando sono in giro o in alcuni luoghi non mi sento me stessa, è una brutta sensazione.. non ho mai avuto attacchi di panico per fortuna.. ho l’ansia perché ho avuto una bruttissima infanzia e sono stata allontanata dai miei genitori fortunatamente.. pensavo anche di fare una psicoterapia.. volevo chiederti in tutte le farmacie sanno che darti queste goccie a base di fiori? Sai a chi mi potrei riovlgere per poter avere i miei? Ti ringrazio

    1. Grazie a te Paola. Credo che i fiori siano disponibili in tutte le farmacie. Per le formulazioni personali solo il personale qualificato è in grado di consigliare al meglio i fiori adatti a ciascuno di noi.
      Prova a fammi sapere! Un abbraccio!

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